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Comunicati stampa

Giustizia e competitività - Arbitrato e Conciliazione per lo sviluppo delle imprese
Settore: CCIAA Roma
Il sistema giustizia, e le disfunzionalità che lo caratterizzano, continuano a rappresentare per l’Italia un pesante costo per le imprese e un ostacolo allo sviluppo. Stando ai dati World Bank, il tempo stimato per la soluzione di una disputa commerciale, misurato in termini di giorni a decorrere dall’iscrizione della causa al ruolo, fino al momento della liquidazione o dell’effettivo pagamento è per l’Italia di 1210 giorni (fig. 4) . Un dato che la colloca al 13° posto nella graduatoria generale, in compagnia di paesi come Sri Lanka (1318 giorni), Liberia (1280) e Gibuti (1225) e in testa ai Paesi industrializzati. La situazione non sembra, in prospettiva, destinata a migliorare: analizzando infatti l’evoluzione dei tempi processuali dal 2003 al 2008 nei Paesi più industrializzati, l’Italia mostra l’aumento più sensibile della durata dei procedimenti per la soluzione di dispute commerciali (565 giorni in più in 5 anni). Anche sul fronte dei costi diretti che le imprese sostengono per tutelare i propri diritti, l’Italia presenta, assieme alla Svezia, il triste primato della più alta incidenza percentuale dei costi processuali sul valore della controversia (29,9%) (fig. 7). Se il cattivo funzionamento del sistema giustizia rappresenta un elemento importante di penalizzazione per le imprese nel fronteggiare il complesso scenario della competizione internazionale, a ciò vi contribuisce significativamente anche l’alto livello di conflittualità che caratterizza i rapporti tra le aziende. Secondo un’indagine Censis-Eurisko condotta nel maggio di quest’anno per conto della Camera di Commercio di Roma sono infatti ben il 48,8% le imprese che dichiarano di essere impegnate in controversie con altre aziende. Un dato particolarmente elevato, che riproporzionato sull’universo delle imprese, porta a quasi 3 milioni il totale delle aziende coinvolte in controversie ancora in corso, a prescindere dal periodo in cui queste sono iniziate. Si tratta di un fenomeno diffuso trasversalmente dal momento che interessa sia le piccole che le grandi realtà imprenditoriali, anche se tra le medie imprese il tasso di litigiosità risulta particolarmente elevato: dichiara infatti di avere controversie il 59,4% delle imprese con 10-49 addetti, il 58,8% di quelle con 50-199 addetti, contro il 41,1% delle aziende con meno di 10 addetti e il 50,1% di quelle con più di 200 addetti (fig. 10). Più penalizzate sono anche le aziende del Sud, dove una minore cultura della legalità da un lato, e le maggiori disfunzionalità del sistema giudiziario dall’altro, costituiscono un elemento di aggravio della conflittualità non indifferente: se al Nord infatti, sono circa il 46% quelle che hanno avviato un contenzioso con altre imprese, di natura commerciale o finanziaria (rispettivamente il 47% al Nord Ovest e il 45,7% al Nord Est) e al Centro la percentuale scende al 42,8%, al Sud e nelle Isole, il tasso di litigiosità sale al 54,9%. Una così diffusa conflittualità rappresenta un pesante fardello per il sistema delle imprese, costituendo un ostacolo al regolare corso dell’attività economica del Paese. Basti pensare che nel solo 2007 i procedimenti sopravvenuti in primo grado inerenti dispute tra imprese sono stati 56.751, un valore in linea con i due anni precedenti (55.486 nel 2006 e 59.947 nel 2005). Dispute che nella migliore delle ipotesi (con soluzione in primo grado), durano almeno 2 anni e 5 mesi (904 giorni, considerando un procedimento di cognizione ordinaria) sebbene vi siano notevoli differenze a livello territoriale (tab. 2). Restringendo il focus sulle materie di interesse per le imprese, le implicazioni della lentezza del processo giudiziario appaiono nella loro macroscopica evidenza. Prendendo in esame i dati relativi all’attività della Corte d’Appello di Roma tra il 2005 e il 2008, a titolo del tutto indicativo, salta agli occhi che per un procedimento di due gradi di giudizio riguardante l’appalto occorrono in media 12,1 anni. Tale valore, già considerevole di suo, assume un significato ancor più negativo se si pensa che in soli quattro anni, e cioè nel periodo 2005-2008, ha fatto registrare un aumento di quasi 2 anni. La situazione non migliora se si prendono in considerazione altre fattispecie ricorrenti: per la cessione di azienda, la durata complessiva di un procedimento che si chiude in appello è di 10,3 anni; per la somministrazione di 10,5 anni; per le impugnazioni delle deliberazioni dell'assemblea e del CdA di 9,4 anni (fig. 11). Nonostante l’apparente ostinazione delle imprese italiane a ricorrere alla giustizia ordinaria, va segnalato come negli ultimi anni stia sempre più prendendo piede il ricorso a strumenti di soluzione di controversie stragiudiziali, come l’arbitrato e la conciliazione. Secondo una stima Censis, effettuata a valere sui procedimenti di conciliazione e di arbitrato aventi ad oggetto controversie tra imprese svolti dalle Camere di Commercio e altri organismi autorizzati (escludendo pertanto tutti i servizi conciliativi e arbitrali “privati”, presso studi legali, aziende, e i procedimenti che riguardano cittadini o associazioni di cittadini e imprese) a fronte di un numero pressoché costante di ricorsi ai procedimenti ordinari, le domande di conciliazione sono, tra 2005 e 2007, più che raddoppiate, mentre gli arbitrati aumentati del 7,1% (fig. 12). La conflittualità tra aziende si traduce per l’impresa che ne è coinvolta in un costo, che va ben oltre quello di avvio del contenzioso, delle spese giudiziarie che ne derivano e degli onorari legali. Un costo che incide in media sul fatturato annuo aziendale per lo 0,8% e si traduce in un esborso medio annuo per azienda di 3.832 euro. Stimato sull’intero universo, genera una spesa complessiva per il sistema delle imprese pari a 22,9 miliardi di euro (tab. 4 e fig. 19). Si tratta di oneri che variano soprattutto con riferimento alle dimensioni dell’azienda. Mentre, infatti, tra le micro imprese, i costi per dirimere eventuali controversie con altre imprese incidono per il 3,5%, al crescere del numero di addetti, si ridimensionano sensibilmente, scendendo all’1,9% tra quelle con 10-49 addetti e 0,7% tra quelle con più di 50 addetti. A fronte degli elevati costi il ricorso a strumenti di soluzione di tipo extragiudiziale quali l’arbitrato o i procedimenti conciliativi svolti dalle Camere arbitrali, rappresenta un indiscutibile strumento di contenimento dei costi. Considerando l’ipotesi di una controversia del valore di 10.000 euro, relativa ad una mancata fornitura per un’azienda, e individuando il costo medio relativo alle spese procedurali, all’assistenza legale e al costo derivante dall’esigenza dell’impresa che non ottiene la fornitura di chiederla ad un’altra azienda fatti 100 i costi sostenuti dall’impresa nell’ipotesi di procedimento ordinario che si risolve al primo grado (della durata media di 904 giorni), si avrebbe un risparmio complessivo del 20% circa, nel caso di ricorso all’arbitrato ordinario presso le camere di commercio; 48% nel caso di ricorso all’arbitrato semplificato presso la CCIAA; 86% nel caso di conciliazione (tab. 5 e fig. 20).
03-06-2009
ultima modifica: mercoledì 03 giugno 2009
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