L’indice Intercontinental Exchange, Inc. (ICE) Brent (BINDEX) è utilizzato in diverse analisi quale prezzo di riferimento del mercato petrolifero globale, data l’elevata liquidità circolante generata dalle transazioni finanziarie di ICE Brent futures [1].
Nel 4° trimestre 2015 l’andamento del BINDEX ha registrato un’ulteriore diminuzione, confermando la tendenza dell’ultimo anno (graf. 1): da una quotazione iniziale di $ 47.84 ha chiuso il periodo a $ 36.53, con una flessione del 31,0%, toccando il minimo storico, da oltre un decennio, nel giorno 23 dicembre ($ 36.06).
Il valore medio dell’indice ($ 44.65) risulta diminuito del 13,1% rispetto a quanto registrato nel periodo luglio-settembre 2015 ($ 51.37).
Per ritrovare una quotazione media per barile di greggio così bassa occorre risalire al 1° trimestre 2009 ($ 45.40), seppure i due intervalli a confronto presentino alcune importanti differenze nelle dinamiche di domanda e offerta di petrolio.
Il 2009 fu caratterizzato da una profonda recessione economica, della quale il 2015 dovrebbe, invece, segnare la fine, con una minima ripresa dei consumi energetici e delle forniture industriali.
Le previsioni di una variazione annuale negativa della domanda petrolifera mondiale, stimata in 2 milioni di barili di greggio per giorno (fonte AIE), determinarono, già negli ultimi mesi del 2008, il repentino crollo del prezzo del petrolio.
L’improvviso surplus di offerta indusse i paesi OPEC, diversamente da quanto accade oggi, ad annunciare un’immediata drastica riduzione della produzione, che ebbe come risultato la tenuta delle quotazioni petrolifere, riprese a salire già da marzo 2009, sospinte anche da un dollaro statunitense molto più debole di quanto non sia oggi.
Il grafico 3 illustra come, a parità sostanziale del costo rivalutato della materia prima espresso in Euro, i prezzi industriali (al netto di accise e IVA), determinati a valori costanti IV trimestre 2015, si posizionavano ad inizio recessione su valori molto più alti di quelli attuali, con la sola eccezione della benzina.
Pur in considerazione dell’aumentata pressione fiscale, oggi pari a circa il 65% del prezzo di vendita su benzina e gasolio, analizzando i prezzi alla pompa dei carburanti (tav. 1), a valori costanti IV trimestre 2015 [2], si conferma un risparmio per gli acquirenti di gasolio (-6,8%) e GPL (-17,2%), con lievi margini per un possibile ulteriore ribasso della benzina.
Questo risultato può essere dovuto, tra l’altro, a una maggiore concorrenza nella rete distributiva dei carburanti, dove le cosiddette “pompe bianche”, considerate nel loro insieme, oggi rappresentano di fatto il primo operatore per volumi di vendita, soprattutto nel mercato del gasolio e del GPL.[1] Pur riscontrandosi una ragionevole correlazione tra i prezzi del petrolio e quelli dei carburanti in rete, l’analisi del mercato italiano dei prodotti raffinati (in particolare, benzina e gasolio) dovrebbe essere condotta più propriamente sulla base del prezzo benchmark Platts Cif Med, avendo i costi industriali di lavorazione del greggio dinamiche proprie, talvolta divergenti da quelle della commodity.
[2] Per la stima del coefficiente di rivalutazione trimestrale ci si è avvalsi dell’indice mensile dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali, riferito al gruppo 19.2 fabbricazione di prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio.
