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IL FENOMENO DELLA CONTRAFFAZIONE IN ITALIA E NEL LAZIO
Settore: Il fenomeno della contraffazione in Italia e nel Lazio
IL FENOMENO DELLA CONTRAFFAZIONE IN ITALIA E NEL LAZIO Roma, 16 Novembre 2005 - La Camera di Commercio di Roma ha realizzato, attraverso l’Istituto Doxa e con la collaborazione della Guardia di Finanza, una ricerca sul fenomeno della contraffazione dal punto di vista delle imprese e dei consumatori. L’indagine è stata basata su 1.000 interviste telefoniche CATI (Computer Assisted Telephone Interview), ad un campione rappresentativo della popolazione italiana dai 15 anni in su (700 interviste a campione nazionale, con sovracampione di 300 interviste presso la popolazione del Lazio) e su 1.405 interviste telefoniche fatte ad un campione di aziende operanti in Italia (800 interviste) e a Roma e provincia (605 interviste). Per quanto riguarda la popolazione intervistata, quasi 9 italiani su 10 (l’86%) hanno sentito parlare di merci contraffatte. Quasi altrettanti pensano che questi prodotti siano “molto diffusi” (39%) o “abbastanza diffusi” (45%). Nel Lazio, le percentuali di intervistati che dicono di avere sentito parlare di prodotti contraffatti sale al 90%, ed anche la quota di adulti che considerano molto diffusa o piuttosto diffusa la vendita di prodotti non originali nella zona di residenza è superiore (88% complessivamente) a quella rilevata a livello nazionale. Quasi tutti gli intervistati hanno indicato i prodotti per cui le contraffazioni sono più diffuse. Il 48% ha citato i capi di abbigliamento, il 14% gli accessori per l’abbigliamento, il 10% DVD, CD e videocassette e l’11% alimentari e bevande. Pochissimi hanno indicato altri prodotti. (La graduatoria dei prodotti più soggetti a contraffazioni ottenuta nelle interviste del Lazio è molto simile a quella indicata dagli intervistati a livello nazionale). Il 90% degli intervistati nel campione nazionale della popolazione ha fornito indicazioni (era possibile fornire risposte multiple) sui luoghi in cui vengono venduti più spesso prodotti contraffatti. L’ 87% degli intervistati ha associato questi prodotti ai venditori ambulanti senza banco fisso, il 66% ai venditori ambulanti con banchi nei mercati, il 22% ai normali negozi e il 17% ai supermercati e ai centri commerciali. Secondo i consumatori intervistati, è possibile capire se un prodotto è stato copiato soprattutto da: il prezzo (28%), l’etichetta (22%) ed il marchio (1%), la qualità (18%) e alcuni particolari della lavorazione e delle finiture (9%). Anche la quasi totalità delle aziende italiane (97%) ha sentito parlare della vendita di merci contraffatte nella regione di appartenenza. Il 94% delle aziende italiane e l’89% di quelle romane ritengono che la vendita di questi prodotti sia molto o piuttosto diffusa nelle zone in cui le aziende hanno sede. Le vendite di prodotti contraffatti sono associate prevalentemente agli articoli di abbigliamento (72% Italia, 53% Roma), agli accessori per l’abbigliamento (14% e 21%), ai DVD, ai CD ed alle videocassette (4% e 13%). Secondo la maggioranza delle aziende, la vendita di prodotti contraffatti è aumentata negli ultimi anni. Hanno osservato un forte aumento della diffusione di prodotti contraffatti soprattutto le aziende nazionali. Gli imprenditori intervistati hanno indicato tre fattori che consentono di capire se un prodotto non è originale. Quasi metà (42% Italia e 47% Roma) ha indicato il prezzo; il 27% (Italia) e 34% (Roma) la confezione e l’etichetta, il 39% e 37% la qualità. LA POPOLAZIONE Il 20% degli intervistati nel campione nazionale (25% a Roma) ha ammesso di avere comprato, spesso o qualche volta, prodotti che forse erano stati contraffatti. Nell’ultimo acquisto di prodotti contraffatti, gli intervistati avevano comperato capi di abbigliamento (44%), accessori per l’abbigliamento (24%) o calzature (3%), DVD, CD o videocassette (13%) e orologi o gioielli (4%). In 9 casi su 10, i prodotti non originali erano stati acquistati da venditori ambulanti senza banco (60% degli acquisti) o da venditori ambulanti con banco nei mercati (quasi 30%). Nel Lazio, l’ 82% dei compratori di prodotti contraffatti avevano fatto gli acquisti presso venditori ambulanti, con banco nei mercati (36%) o senza banco (46%) e 16% in altri tipi di negozi 8 acquirenti su 10 erano consapevoli già al momento dell’acquisto di comperare un articolo che era stato probabilmente contraffatto. Gli intervistati avevano capito che non si trattava del prodotto originale. Queste le indicazioni principali date in base a risposte multiple: per il prezzo (46%), per l’etichetta e la confezione (25%), per la qualità e per le caratteristiche del prodotto, cioè per la lavorazione e le finiture (15%), per i materiali (9%), per i colori e l’aspetto (8%). Nel complesso, 6 acquirenti su 10 erano rimasti soddisfatti (49% “abbastanza soddisfatti” e 13% “molto soddisfatti”) e 4 su 10 insoddisfatti dell’esperienza fatta nell’acquisto. Le opinioni favorevoli in merito agli acquisti di prodotti non originali sono dovute soprattutto alla possibilità di risparmiare (86%) e anche al desiderio di “punire” i fornitori di articoli venduti a prezzi elevati (6%). Invece, gli intervistati contrari agli acquisti motivano i giudizi negativi indicando più spesso tre aspetti: i danni all’occupazione ed all’economia in generale (42%), la possibilità di incoraggiare la criminalità (15%) e commettere un reato (9%), le esperienze negative con i prodotti contraffatti (come la qualità scadente). LE AZIENDE Sui danni subiti per la vendita di prodotti contraffatti, le opinioni delle aziende italiane intervistate sono piuttosto divise: il 43% (36% a Roma) ritiene che le contraffazioni possano danneggiare il proprio settore, mentre il 54% (61% a Roma) è di opinione contraria. La percezione del danno è superiore nell’industria a livello nazionale (il 53% delle aziende industriali italiane si sentono danneggiate, rispetto al 27% rilevato a Roma), e il 42% delle aziende commerciali italiane si sentono danneggiate, rispetto al 45% rilevato a Roma. La percezione di danno diretto per la propria azienda è superiore a livello nazionale. Nel complesso, il 25% delle aziende intervistate a livello nazionale (18% a Roma) ritiene di subire una perdita di fatturato a causa della contraffazione, con una perdita media valutata attorno al 29% del proprio fatturato (24% a Roma). Circa metà (48%) degli operatori intervistati in Italia ed il 49% di quelli intervistati nel comune di Roma e provincia, ritengono che articoli contraffatti vengono prodotti anche nelle zone (o regioni) di residenza. Se a livello nazionale viene percepita nella propria zona/regione la contraffazione soprattutto di capi di abbigliamento e accessori, a Roma e provincia le aziende segnalano la presenza di merce contraffatta soprattutto per quanto riguarda DVD, CD e videocassette in VHS e in misura inferiore abbigliamento e accessori. Il 3% delle aziende italiane e il 5% di quelle romane hanno dichiarato di conoscere aziende della propria regione (o provincia) che sono, secondo gli intervistati, produttrici di beni contraffatti. Infine, la maggioranza delle aziende italiane intervistate ritiene che vengano fatti controlli nei luoghi in cui sono venduti più spesso prodotti contraffatti, ma pensa che i controlli siano poco frequenti. Infatti, 9% affermano che i controlli vengono fatti “spesso” e 55% solo “qualche volta” o di rado, mentre 36% affermano che non vengono mai fatti controlli. La percezione di controlli sembra un po’ più diffusa nelle aziende romane, secondo le quali i controlli vengono fatti spesso nel 12% dei casi, qualche volta o di rado nel 62% dei casi. Un approfondimento eseguito ad ottobre attraverso 1.013 interviste a popolazione italiana, attraverso cui si è indagata la conoscenza delle novità legislative in tema di contraffazione, ha dato i seguenti risultati: - ben l’80% degli intervistati ha sentito parlare dell’introduzione di una legge che prevede pene anche per gli acquirenti di merce contraffatta; - la conoscenza di questa legge risulta elevata fra tutti gli strati della popolazione, soprattutto tra gli uomini adulti; un po’ meno elevato il livello di informazione al Sud (69%). Rispetto ai produttori / venditori di merce contraffatta, gli intervistati parlano non solo di pena pecuniaria (29%) ma anche della possibilità di una pena detentiva (40%) o del sequestro dei beni (39%). Per gli acquirenti, invece, si citano soprattutto pene forti (65% di citazioni) rispetto all’indicazione di pene lievi (19%). Il 5% degli intervistati cita la possibilità di una pena detentiva.
16-11-2005
ultima modifica: mercoledì 16 novembre 2005
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