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SINTESI DELLO STUDIO 'IMMIGRATI E IMPRESA NEI COMUNI DELLA PROVINCIA DI ROMA'
(Con una analisi della Capitale per Municipio) Luglio 2008 - La Camera di commercio di Roma ha voluto approfondire, tramite uno studio appositamente realizzato dall’Istituto Tagliacarne, il tema dell’imprenditorialità immigrata sul territorio della provincia e della Capitale - con una articolazione per i diciannove municipi in cui è suddivisa la città - valorizzando il patrimonio informativo originale del sistema camerale derivabile dal Registro delle Imprese. L’analisi ha preso in considerazione i titolari d’impresa e i soci di società iscritti nel Registro delle Imprese estraendo in particolare tutti i soggetti nati all’estero, ottenendo i dati per i municipi tramite un approccio innovativo basato sulla geocodifica dei dati di base. L’universo di riferimento dell’indagine, elaborato al 31 dicembre 2006, consente di delineare efficacemente una dimensione importante del fenomeno migratorio, segnalando l’emergere e l’affermarsi di un nuovo approccio al processo di integrazione accanto alla tradizionale modalità di sbocco del lavoro subordinato. La ricerca ha consentito di costruire un ampio repertorio di dati statistici per ramo di attività economica, per comparto di produzione, per paese di origine dei soggetti in grado di delineare un quadro possibilmente esaustivo delle vocazioni di fondo delle varie etnie. Al di là delle motivazioni che stanno alla base dell’avvio di un’attività imprenditoriale, le iniziative intraprese da stranieri non sembrano essere correlate con la dimensione quantitativa del fenomeno migratorio quanto piuttosto con le specifiche attitudini dei soggetti e le caratteristiche delle aree di destinazione in cui l’ampiezza della domanda offre maggiori possibilità di successo. Pertanto, mentre alcune comunità straniere sono maggiormente disposte ad impegnarsi in attività subordinate (particolarmente significativo è il caso degli originari delle Filippine), altre comunità appaiono soprattutto orientate a svolgere un lavoro indipendente. Inoltre, il fatto che le iniziative siano prevalentemente concentrate nelle località con un grande bacino di domanda non è ovviamente un fatto casuale. L’area metropolitana della Capitale, oltre a costituire il più grosso serbatoio di domanda di consumo dell’Italia, si configura altresì come un’agglomerazione sostanzialmente policentrica basata su una pluralità di specializzazioni terziarie. Al pari di quanto già avvenuto in contesti geografici di più lunga tradizione migratoria, i comparti di attività prescelti nella nostra area dagli immigrati – prevalentemente ad alta intensità di lavoro e a basso profilo professionale – sono soprattutto il commercio, l’edilizia e il relativo indotto, la ristorazione, i servizi di pulizia, i trasporti e le comunicazioni, le lavorazioni tessili e la pelletteria, i servizi d’intermediazione nelle operazioni d’import/export, e più in generale quelle attività artigianali e nicchie di mercato progressivamente lasciate libere dai cittadini italiani. I dati demografici dimostrano che ormai il territorio romano è divenuto un luogo d’immigrazione. Tra l’inizio del 2003 e l’inizio del 2007 gli stranieri residenti nella città di Roma sono passati – secondo l’ISTAT – da 107.606 a 199.417 pari ad un tasso annuo d’incremento del 16,7% convergente sulla media nazionale. In pari tempo, la dinamica nel resto della provincia è stata più rapida (+22,8% in media d’anno) rispetto al capoluogo, probabilmente per effetto della lievitazione dei costi per l’abitazione nella Capitale e per la ricerca di un più abbordabile costo della vita. Nell’arco di appena quattro anni la quota relativa è pertanto salita al 7,4% (5,0% il dato dell’Italia) nel capoluogo e al 6,1% nel restante territorio provinciale. La nostra provincia, con 278.536 stranieri residenti, si colloca al secondo posto in Italia preceduta da Milano che offre ospitalità a 317.536 immigrati. Tra i vari quartieri all’interno del capoluogo, il Municipio I si qualifica per essere il più affollato: il Centro storico ospita in pratica più del 10% degli stranieri residenti in città. Analogamente apprezzabile risulta la presenza straniera nei Municipi XX (8,2%) e VIII con il 7,2% del totale cittadino. Secondo i dati diffusi dall’Amministrazione comunale, il Municipio I registrerebbe quasi 30 stranieri ogni 100 italiani abitanti nello stesso quartiere a fronte dei meno di 5 del Municipio X. Puntando l’obiettivo sul fenomeno al centro della ricerca, si deve in primo luogo osservare come la presenza delle componenti straniere nel tessuto produttivo locale abbia assunto negli anni dimensioni sempre più rilevanti. Nell’ultimo quadriennio i titolari e soci d’impresa di origine estera registrati presso la Camera di commercio di Roma sono infatti passati da 13.869 a 23.672 unità corrispondenti ad un tasso di crescita annua del 14,3%. Se inoltre si considera che nello stesso tempo il numero complessivo dei soggetti è rimasto sostanzialmente stabile, emerge nettamente il ruolo propulsivo svolto a livello provinciale dall’imprenditoria immigrata. Mediamente, con riferimento all’intera economia locale, il rapporto tra l’impresa gestita da immigrati e quella condotta da cittadini di nazionalità italiana è circa di 1 a 8. Tra i gruppi etnici più numerosi si segnalano quelli originari della Romania (13,2%), del Bangladesh (11,2%), della Cina (9,4%), dell’Egitto (6,8%) e del Marocco (6,6%). Si tratta per lo più di persone che si cimentano per la prima volta con la disciplina del mercato, prevalentemente impegnati nell’eterogeneo ramo dei servizi (61,8%) ma che non disdegnano di operare in specifici comparti dell’edilizia (19,7%) e dell’industria in senso stretto (8,4%). Accanto alle attività più tradizionali, svolte nei comparti del commercio e in quelli alberghiero e della ristorazione, si stanno gradatamente facendo strada nuove attività nell’ambito dei trasporti e comunicazioni, nonché in comparti come l’intermediazione monetaria e immobiliare. Viceversa, la presenza nel ramo dell’agricoltura è tuttora modesta. La scomposizione dei titolari e soci stranieri per nazionalità e ramo di attività vede i rumeni, i polacchi e gli albanesi prediligere progetti imprenditoriali nelle lavorazioni edili e nelle attività artigianali collegate alle costruzioni, resi realizzabili probabilmente per il modesto know how tecnologico necessario e per la possibilità di acquisire lavori in sub appalto per conto di imprese di costruzioni di dimensioni medio/grandi operanti sia nei comparti residenziali che in quelli industriali e commerciali e delle opere pubbliche. Un orientamento ad impegnarsi in attività manifatturiere, per lo più circoscritte a specifiche lavorazioni della pelletteria e abbigliamento e maglieria, sembra prevalere invece tra i cittadini originari del Senegal, Serbia e Montenegro, Argentina, Egitto che registrano quote a favore dell’industria in senso stretto. L’analisi per i grandi comparti che costituiscono il variegato ramo dei servizi evidenzia come cinque comunità gestiscano più della metà delle iniziative avviate nel ramo dei servizi da personale immigrato: bengalesi (15,2%), cinesi (13,7%), marocchini (10,2%), egiziani (7,7%) e nigeriani (5,5%). Se i bengalesi sono particolarmente presenti nel comparto dei trasporti e comunicazioni, gli egiziani e soprattutto i cinesi lo sono nella ristorazione e negli alberghi, mentre i marocchini prediligono il commercio. Un elemento che emerge decisamente è la sostanziale concentrazione del fenomeno in un numero ristretto di comuni, con Roma che si conferma nel ruolo di epicentro degli imprenditori immigrati. Nel capoluogo operano infatti quasi 18.000 imprese pari ai tre quarti dell’intera componente localizzata sul suolo provinciale. Dopo Roma, i comuni con la maggiore presenza di lavoratori autonomi di origine estera sono Ladispoli, Anzio, Guidonia Montecelio, Pomezia, Fiumicino, Ardea. I dati elaborati per i quartieri della Capitale pongono il Municipio I al primo posto con 2.651 iniziative, pari al 14,9% del totale cittadino (in pratica, ogni 7 iniziative registrate nel Comune una viene esercitata nel Centro storico e nelle zone adiacenti), seguito in ordine d’importanza dai Municipi VI (9,3%), VIII (9,2%), VII (6,3%) e XIII (6,1%) ciascuno con oltre 1.000 titolari e soci di nazionalità non italiana. E’ significativo che ai primi posti non compaia il Municipio XX, secondo solo al Municipio I per presenza di stranieri residenti. Nel Municipio I il calderone delle attività cosiddette dei servizi (in larga parte commercio) raccoglie il 72,6% dell’intero tessuto imprenditoriale gestito da immigrati. Sempre con riferimento al Centro storico, la quota più consistente proviene dal Bangladesh (26,3%), seguita da quella relativa alla comunità cinese, la seconda per importanza nell’area (20,9%). Il 2° posto per numero di unità riconducibili ad immigrati in attività autonome è prerogativa del Municipio VI (1.655 iniziative) in cui le attività direttamente legate ai servizi sono anch’esse prevalenti (68,3%) sebbene affiancate da discrete quote di operatori impiegati sia in altre tipologie di servizi sia a produrre beni presso l’industria manifatturiera. Nell’area operano prevalentemente cittadini del Bangladesh impegnati in buona parte in attività commerciali e, in minore misura, in taluni comparti dell’industria di trasformazione, seguiti da cinesi e da marocchini anch’essi dediti in larghissima parte al commercio ambulante e in sede fissa. La terza area comunale per numero di titolari e soci stranieri è il Municipio VIII (1.636 unità), molto appetibile dalle imprese di immigrati sia perché a ridosso del Grande Raccordo Anulare che per la disponibilità di capannoni a costi accessibili. Qui la distribuzione per ramo di attività appare meno polarizzata rispetto ad altre aree cittadine, con i servizi che raccolgono il 54,5% delle iniziative, seguiti dalle costruzioni (27,7%) con la quota più elevata tra i diciannove municipi (la media dell’intera città si aggira attorno al 14,5%). Maggioritarie appaiono in tale ambito le comunità dei rumeni, in larga misura impegnati nel ramo delle costruzioni, e quelle dei nigeriani e dei cinesi, operanti prevalentemente in attività rientranti tra i servizi. La zona ospita in pratica un quinto delle presenze di immigrati imprenditori della Romania che esercitano in città. Sulla base del numero delle imprese, la quarta area comunale in ordine d’importanza si conferma il Municipio VII, anch’esso situato nel settore orientale, con 1.122 unità di produzione. Anche in questo caso la classificazione per ramo dell’economia vede prevalere nettamente l’eterogeneo insieme dei servizi,che incidono per il 64,7%, affiancati da una quota delle costruzioni(16,3%,superiore alla media dell’intera città. La comunità proveniente dal Bangladesh rappresenta l’etnia principale del municipio. Il Municipio XIII si pone al quinto posto, disponendo di 1.090 unità di produzione gestite da immigrati. L’area accoglie il 6,1% dell’intero apparato imprenditoriale di marca etnica presente su tutto il territorio cittadino. Dai dati articolati per i grandi rami di attività economica emerge l’orientamento di fondo comune tra gli immigrati a favore dell’offerta di servizi, ma anche una altrettanto rilevante attitudine ad impegnarsi nell’edilizia. Tra le etnie prevalenti vi sono quella rumena, per lo più dedita all’attività di costruzioni (3 operatori su 4 della stessa nazionalità), e quella egiziana (con un’impresa su quattro impegnata nella produzione di beni).
25-07-2008
ultima modifica: venerdì 25 luglio 2008
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