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Servizi Pubblici Locali:per Confservizi Lazio e CCIAA di Roma la parola d'ordine è qualità
Al convegno “Lazio 2020 – La qualità dei Servizi Pubblici Locali”, organizzato da Confservizi Lazio e Camera di Commercio di Roma, un dossier realizzato dal Censis e due tavole rotonde hanno consentito di fare il punto sulla qualità degli SPL così come percepita dalle piccole e medie imprese del Lazio e di aprire il dibattito su proposte futuribili Roma, 27 marzo 2009 – Si è svolto questa mattina, a Roma presso l’Aula del Consiglio della Camera di Commercio, in Via de’ Burrò 147, il convegno, organizzato da Confservizi Lazio e da Camera di Commercio di Roma, dal titolo “Lazio 2020 – La qualità dei Servizi Pubblici Locali”. Ad aprire la giornata l’intervento di Giuseppe Labarile, Presidente di Confservizi Lazio, e quello di Lorenzo Tagliavanti, Presidente f.f. della Camera di Commercio di Roma. Nel corso dei lavori, ampio spazio è stato dato alla presentazione della ricerca “La qualità dei Servizi Pubblici Locali: il punto di vista delle imprese”, realizzata - per conto di Confservizi Lazio e Camera di Commercio di Roma - dal Censis, e illustrata dal suo direttore, Giuseppe Roma. Costante il confronto fra la foto scattata a livello regionale e quella ottenuta dal recente dossier “Il valore del mercato per i Servizi Pubblici Locali”, firmato dall’istituto di ricerche per Confservizi nazionale. A commentare il dossier - accanto agli interventi delle aziende che “producono i servizi”, rappresentati dai Presidenti: Franco Cervi (Co.Tra.L), Marco Daniele Clarke (AMA), Luigi Gerbino (Asm Rieti) e, per finire, Massimo Tabacchiera (Atac) – i soggetti “che ne usufruiscono”: Federlazio, Confcommercio Roma, Cittadinanzattiva, nelle figure rispettivamente di Maurizio Flammini e Cesare Pambianchi e del Segretario Generale Teresa Petrangolini. Chiaro e significativo anche l’intervento di Riccardo Mussari, ordinario di Economia delle aziende e amministrazioni pubbliche dell’Università di Siena. Interessante quanto emerso dallo studio, che ha analizzato la qualità dei servizi erogati e i fattori sui quali puntare per migliorarla. Al centro dell’indagine, effettuata su un campione di circa 200 aziende iscritte alla Federlazio (per metà insediate nella provincia di Roma e per la restante parte equamente distribuite tra nord e sud della regione), il punto di vista delle PMI, che vedono negli SPL una fra le leve più forti per migliorare la propria competitività, ma continuano a desiderare un servizio erogato secondo formule tradizionali, fortemente personalizzate e “a portata di mano”, anche sul piano del rapporto fisico con gli uffici. Stando a quanto messo in evidenza dal mondo imprenditoriale intervistato, le aziende che erogano servizi pubblici devono essere radicate sul territorio, in modo da conoscere appieno dinamiche e composizione del sistema produttivo di ogni singola realtà e poter proporre soluzioni ad hoc e non servizi uguali per tutti: esiste, infatti, un legame molto significativo fra qualità dei servizi, efficienza interna delle imprese e competitività sul mercato. In particolare, iI giudizio delle imprese laziali sulla qualità dei servizi pubblici locali premia la fornitura di energia, che ottiene un voto pari a 2,8 punti su 5, contro un dato rilevato a livello nazionale comunque più elevato (pari a 3,4 su 5). Valori simili anche per il servizio idrico, mentre registrano punteggi decisamente più bassi i servizi ambientali (2,2 su 5 a fronte del 3 su 5 a livello nazionale) e il trasporto pubblico locale (2,3 su 5 a fronte del 2,5 nazionale). Dal punto di vista territoriale, il quadro risulta piuttosto differenziato. Mentre le imprese dell’area romana esprimono un giudizio più positivo su quasi tutti i servizi pubblici, quelle del Lazio settentrionale si distinguono per una valutazione più critica sul trasporto pubblico (un giudizio pari a 1,9 su 5 contro il 2,4 delle aziende che operano nella capitale e nelle zone limitrofe). Le imprese del sud della regione manifestano una maggiore insoddisfazione per il livello dei servizi di igiene ambientale (un giudizio pari a 2 su 5 contro il 2,4 registrato a Roma e provincia). Più severe le aziende manifatturiere, più benevole quelle del terziario. A proposito della natura del gestore, per la maggior parte delle imprese intervistate dovrebbe essere un soggetto pubblico (la pensa così il 48,8% del campione per quanto riguarda il settore idrico, il 46,9% per i servizi ambientali, il 46,7% per il trasporto pubblico, il 37,4% per la fornitura di energia e gas). Preferiscono un soggetto misto pubblico-privato il 37% delle imprese con riferimento alla fornitura di servizi energetici e il 30% per tutti gli altri servizi. Minore è la quota di imprenditori che propendono per una gestione solo privata del servizio (16-17% per i servizi in generale, 20% per l’energia e il gas). “Ritengo – ha detto Giuseppe Labarile, Presidente di Confservizi Lazio - che la qualità nell’erogazione dei Servizi Pubblici Locali rappresenti un fattore decisivo di rafforzamento della capacità competitiva del territorio. Pertanto è indispensabile che amministrazioni pubbliche e aziende erogatrici puntino alla massima soddisfazione dei loro clienti, siano essi imprese o famiglie”. “Servizi locali più efficaci e di migliore qualità – ha proseguito Labarile – producono un impatto positivo sia sulla competitività del sistema produttivo che sulla vita delle persone. Un percorso di deciso miglioramento degli standard qualitativi è, a mio avviso, uno degli elementi decisivi per sostenere la crescita e promuovere l’innovazione nel sistema produttivo, e questo soprattutto nei settori-chiave dell’economia regionale, quali turismo e ict-multimediale”. “Per raggiungere livelli di eccellenza nell’erogazione dei servizi pubblici – ha concluso, infine, il Presidente di Confservizi Lazio - occorre costruire, e non mi stancherò mai di dirlo, un efficace sistema di cooperazione e coinvolgimento di tutti gli attori economici e sociali coinvolti, a partire dalle imprese erogatrici e dagli utenti. Solo in questo modo sarà possibile raggiungere standard di qualità soddisfacenti e comparabili a quelli delle aree regionali più evolute dell’Occidente”. “Dalla ricerca del Censis – afferma Lorenzo Tagliavanti, Presidente facente funzione della Camera di Commercio di Roma – traspare una diffusa insoddisfazione da parte delle imprese laziali per le modalità di erogazione e di gestione dei servizi pubblici con giudizi più negativi rispetto al dato medio nazionale. Contemporaneamente, però, le stesse imprese esprimono una forte richiesta di presenza del pubblico in questi comparti. Ciò ci fa riflettere sul fatto che le public utility, attive nei servizi pubblici locali, sono una componente importante del tessuto produttivo che però soffrono di una redditività inferiore rispetto alla media delle aziende che operano nel settore. Soluzioni? I problemi non svaniranno nel breve periodo ma, da subito, vi è la necessità di favorire maggiormente la concorrenza, incrementare la presenza dei privati, investire in infrastrutture e innovare. Seguendo queste vie – conclude Tagliavanti – le cose non potranno che migliorare”.
27-03-2009
ultima modifica: venerdì 27 marzo 2009
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