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Comunicati stampa

Primo rapporto sull`internazionalizzazione del Lazio
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Osservatorio per l`Internazionalizzazione del Lazio Giugno 2004 Sintesi dei risultati principali 1. PREMESSA METODOLOGICA La prima parte del rapporto presenta la posizione nel commercio internazionale dell’industria laziale sia a livello aggregato, che a livello disaggregato per provincia. Questa analisi è basata sull’elaborazione dei dati ISTAT relativi alle esportazioni delle regioni e province italiane dal 1994 al 2003 compreso. Per quanto riguarda l’ultimo anno, i dati resi disponibili dall’ISTAT sono considerati, al momento della pubblicazione di questo rapporto, ancora provvisori. La seconda parte approfondisce la posizione delle imprese laziali su specifiche questioni inerenti l’internazionalizzazione commerciale, attraverso un’indagine telefonica condotta con metodo di rilevazione CATI affidata a una società specializzata su un campione di 302 unità selezionate sulla base di: a) dimensione aziendale; b) provincia di appartenenza; c) settore prevalente di attività. 2. IL QUADRO STATISTICO DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE DEL LAZIO E DELLE SUE PROVINCE 2.1 L’export del Lazio rispetto alle altre regioni italiane A livello nazionale, il Lazio si colloca al sesto posto, con una quota del 4%, nettamente alle spalle della Toscana (7,81%). Rispetto al 2002, tutte le principali regioni esportatrici (con l’eccezione delle Marche) hanno ridotto il valore delle esportazioni, tanto che a livello nazionale si registra un arretramento complessivo del 4%. L’analisi di lungo termine delle esportazioni del Lazio è stata condotta esaminando le variazioni percentuali delle esportazioni tra il 1994 e gli anni successivi. Si osserva una crescita nel decennio 1994-2003 del 71% circa, rispetto alla crescita media nazionale del 62,3%. Si osserva inoltre che nel quadriennio 2000-2003, il Lazio ha sempre mantenuto una crescita delle esportazioni rispetto al 1994 superiore a quella registrata mediamente a livello nazionale (graf. 2.2). Variazione percentuale delle esportazione su base fissa 1994 per le regioni italiane Fonte: Nostra Elaborazione su dati ISTAT (Aprile 2004) Grafico 2.2 Andamento storico delle variazioni percentuali delle esportazioni del Lazio rispetto all’Italia Fonte: Nostra Elaborazione su dati ISTAT (Aprile 2004) L’andamento congiunturale dell’industria laziale nei mercati esteri appare, invece, decisamente negativo, pur dopo un 2002 in cui si erano verificati segnali notevolmente positivi. Infatti, nel 2003, il Lazio registra una riduzione di oltre il 12%, che erode la crescita dell’anno 2002 e riporta i valori su livelli precedenti al 2001. 2.2 LA POSIZIONE DELLE PROVINCE LAZIALI NEL TRIENNIO 2001-2003 L’andamento delle esportazioni su base provinciale riflette quello regionale, infatti, tra le prime quindici province solo Firenze (11°Posto) e Roma (14°) non appartengono a regioni settentrionali. La prima delle altre province laziali è Latina, al 34° posizione della classifica nazionale, seguita con una differenza di circa 230 milioni di euro da Frosinone (38° posizione). Si nota che nel 2002 Frosinone era davanti a Latina, ma nel corso dell’ultimo anno ha subìto un decremento dell’11,8% contro una riduzione, registrata dalle imprese di Latina nello stesso periodo, dell’1,5%. Molto più indietro resta Rieti (69° posto) che però mostra segnali incoraggianti: le esportazioni risultano, infatti, in crescita del 20,5%, andando in netta controtendenza rispetto al resto della regione. Molto basso il valore delle esportazioni originate dalla provincia di Viterbo che, nel 2003, registra un’ulteriore diminuzione rispetto al 2002. L’analisi della dinamica di lungo periodo (tabella 2.4) mostra una performance eccellente dell’industria di Latina e di Rieti con riferimento al periodo 1994-2003. Le due province sono al primo e al terzo posto per tasso di crescita complessivo delle esportazioni con un risultato rispettivamente di +145,9% e +114,8%. E’ ovvio che questa performance è anche conseguenza dei valori assoluti di partenza molto bassi. La crescita complessiva delle esportazioni di Frosinone e Viterbo è analoga, tra il 63% e il 64%, di circa il 10% al di sotto del risultato regionale nel suo complesso. 2.3 LE AREE GEOGRAFICHE DI DESTINAZIONI DELLE ESPORTAZIONI La principale macro-area geografica di sbocco delle merci e servizi prodotti nel nostro Paese è l’Unione Europea, verso cui sono attualmente indirizzate il 53% delle esportazioni. L’Europa centro-orientale e l’America Settentrionale rappresentano le altre principali macroaree, rispettivamente con il 10,9% e il 9,4%. Distribuzione percentuale delle esportazione per aree geografiche di destinazione - Anno 2003 Fonte: Nostra Elaborazione su dati ISTAT (Aprile 2004) La provincia di Viterbo ha una presenza particolarmente forte in America Settentrionale (13,3%, rispetto al 9,4% della media nazionale) e al contrario molto debole in Asia Orientale. In Asia Orientale è, invece, particolarmente concentrata la provincia di Rieti (29,9%, rispetto al 6.9% nazionale e 7,4% regionale); di scarso rilievo, rispetto al dato regionale, sono invece le esportazioni verso quei paesi prossimi all’integrazione europea (1,6%). Circa due terzi delle esportazioni di Latina e Frosinone sono concentrati verso i Paesi dell’Unione Europea, al contrario, per la provincia di Roma si deve registrare uno scarso peso di queste aree (43,1%) rispetto al dato nazionale. 3. L’INDAGINE SU UN CAMPIONE DI IMPRESE LAZIALI PRESENTI NEI MERCATI ESTERI 3.1. IL QUADRO REGIONALE 3.1.1 La modalità di presenza delle imprese nei mercati esteri Il 92% circa del campione esaminato è presente all’estero attraverso una sola modalità. In particolare, oltre l’80% ha una presenza estera di tipo commerciale; il 50,33% attraverso una propria rete di agenti esteri (esportazioni dirette); il rimanente 31,13% attraverso intermediari (esportazioni indirette). Si rileva anche un 17,55% circa di aziende che opera internazionalmente attraverso accordi con altri operatori. Nel campione esaminato, solo tre unità (pari all’1% circa del totale) hanno stabilimenti produttivi all’estero. Nei prossimi anni, la gran parte delle imprese non prevede significativi cambiamenti del proprio assetto sui mercati internazionali. Un numero relativamente consistente di imprese indica, tuttavia, gli accordi quale strategia futura per sviluppare la propria presenza all’estero. 3.1.2 Posizione competitiva e strategie future nei mercati internazionali La percezione che le imprese hanno dell’andamento nell’ultimo biennio della loro posizione sui mercati internazionali è di sostanziale stabilità. Oltre l’86% del campione dichiara, infatti, che tale posizione è rimasta praticamente immutata. È interessante notare che, tra coloro che rilevano un mutamento, prevalgono le indicazioni positive: circa il 10% indica un miglioramento, mentre solo poco più del 3% lamenta una dinamica negativa. Anche per quanto concerne le aspettative per il futuro (prossimo biennio) si rileva il prevalere della percezione di stabilità: l’82% delle aziende non si aspetta cambiamenti significativi; aumentano gli ottimisti che salgono al 16%; mentre solo il 2% delle aziende si aspetta un peggioramento. Tra le ragioni che spiegano il non pessimismo della parte nettamente prevalente delle imprese intervistate c’è soprattutto l’intenzione di rafforzare l’impegno nei mercati esteri anche in termini di investimenti e sviluppo delle competenze organizzative necessarie per operare con successo in tali mercati. A riguardo, emergono, in ordine di frequenza, tre strategie principali che le imprese laziali adottano per rafforzare la propria posizione: - recupero di efficienza, in particolare attraverso il miglioramento del processo produttivo (26% circa delle risposte utili ); - rafforzamento del marchio nei mercati esteri (23% circa delle risposte utili); - migliore differenziazione dell’offerta (15% circa delle risposte utili). In linea generale, si osserva, dunque, una notevole sensibilità delle imprese verso le strategie di marketing e l’investimento nell’immagine del prodotto. Come sta cercando di recuperare lo svantaggio sui mercati internazionali? Fonte: Nostra elaborazione su indagine tramite questionari Si segnala con una certa frequenza anche il tema degli accordi. L’11% circa del campione che ha fornito un’indicazione utile segnala la volontà di rafforzare le relazioni con i distributori esteri. A questo si aggiunge un 8% che dichiara di puntare su intese con altre imprese italiane per rafforzare la propria presenza nei mercati esteri. Tra i fattori “esterni” di maggior rilievo per la competitività internazionale delle imprese, la maggior parte del campione segnala il sostegno finanziario da parte delle banche (30%). Notevole è anche l’attenzione verso il miglioramento dei servizi a sostegno dell’internazionalizzazione (25%). Tabella Fattori 'ambientali' essenziali Fonte: Nostra elaborazione su indagine tramite questionari L’analisi per classi dimensionali, mostra che le piccole imprese sono più sensibili alla questione valutaria, rilevando, quindi, una maggiore difficoltà di recupero di competitività attraverso l’aumento di valore della propria offerta. 3.1.3 La questione localizzativa e l’attrattività del Lazio Le imprese esaminate mostrano un atteggiamento complessivamente attento verso l’ipotesi di localizzazione estera delle attività della catena del valore per recuperare competitività a livello internazionale. Il 50% del campione ritiene tale strada certamente utile ma solo per determinate attività del processo produttivo; solo poco più del 9% pensa che la delocalizzazione produttiva sia l’unica strategia per recuperare competitività. Si conclude che per la netta maggioranza del campione esaminato il trasferimento all’estero non può essere considerata un’opzione di sviluppo esaustiva; è preferibile un attento esame dell’organizzazione produttiva per valutare quali specifiche attività spostare in altre aree geografiche e come collegarle con le funzioni rimaste nel territorio di origine. Che cosa pensa della localizzazione delle attività produttive al estero per recuperare competitivita? Fonte: Nostra elaborazione su indagine tramite questionari Il 39% delle imprese esaminate ritiene il Lazio una sede vantaggiosa (e in alcuni casi molto vantaggiosa) per il proprio sviluppo internazionale. Una valutazione negativa è, invece, espressa solo dall’8% del campione. L’aspetto positivo del Lazio segnalato con frequenza nettamente prevalente è la centralità del territorio e il suo forte collegamento internazionale assicurato da un buon sistema di trasporti; in questa prospettiva, numerose segnalazioni sottolineano il rilievo del sistema aeroportuale e dei porti. La rete di trasporti è considerata un elemento determinante che rende la posizione geografica del Lazio un importante elemento di forza per le sue imprese. Questa evidenza offre un’indicazione strategica relativamente alla necessità di porre il tema delle infrastrutture di trasporto e, in particolare, del sistema degli “hub” regionali al centro della politica per l’internazionalizzazione dell’economia del Lazio. Occorre investire sulle condizioni di ulteriore rafforzamento del posizionamento geografico del Lazio, migliorando ulteriormente la qualità e la portata dei suoi sistemi di collegamento nazionale e internazionale. Un ulteriore fattore di vantaggio del Lazio è rappresentato dalla presenza di Roma, quale centro naturale delle reti di produzione e di scambio che dal Lazio si connettono sui mercati internazionali. Anche a riguardo, appare, quindi, importante operare affinché il sistema istituzionale ed economico della capitale possa interpretare al meglio questo ruolo di “fattore trainante” dell’internazionalizzazione dell’industria della regione. Un supporto non adeguato da parte degli organismi pubblici è l’elemento di debolezza del Lazio segnalato dalla maggior parte degli imprenditori (36% del campione). L’aspettativa di un miglioramento del supporto offerto alle imprese dalle Istituzioni, nella fattispecie ai fini dell’espansione estera, è richiamata spesso e diffusamente nelle indagini sull’internazionalizzazione. In prima battuta, segnala un limite della capacità di tali Istituzioni di interpretare correttamente i bisogni delle imprese e di progettare ed erogare servizi efficaci. Ad un’analisi approfondita, non di rado, risulta però anche un problema per una certa parte delle imprese relativamente alla corretta “messa a fuoco” delle proprie aspettative. In particolare, diverse aziende mostrano di avere un’attesa per aiuti che le Istituzioni non possono o non debbono erogare. Significativa appare l’indicazione fornita dal 25% del campione relativamente alla inadeguatezza delle infrastrutture e dei sistemi di trasporto. Anche in questo caso, è opportuno leggere tale evidenza in relazione a quanto emerso in precedenza circa il vantaggio localizzativo del Lazio relativamente alla sua posizione geografica. La lettura congiunta di queste indicazioni potrebbe significare due cose: in primo luogo, l’esistenza di un vantaggio competitivo (la posizione e la forte connessione internazionale) che richiede di essere rafforzato attraverso ulteriori investimenti e un recupero di centralità delle infrastrutture aeroportuali e portuali. In secondo luogo, a fronte di un sistema di reti lunghe che rappresenta un punto di forza del Lazio, si oppone una rete di trasporti locali che è causa di forti inefficienze per gli operatori e di perdita di competitività. 3.2 LE SPECIFICITÀ A LIVELLO PROVINCIALE I dati rilevati a livello regionale e discussi nel precedente capitolo sono stati rielaborati distinguendo il campione disponibile nella sua composizione per provincia; è stato così possibile analizzare le tematiche discusse anche a livello di singole province. L’interpretazione dei dati relativi alle singole province deve tenere conto della composizione territoriale del campione che come illustrato nella premessa, è caratterizzata da una netta prevalenza di imprese della provincia di Roma (45% del totale). È, quindi, naturale che la distribuzione delle frequenze dell’insieme di aziende romane tenda ad allinearsi con quella di tutto il campione. Per il futuro, le imprese romane e soprattutto quelle della provincia di Rieti indicano una attenzione relativamente maggiore rispetto alle altre verso l’ipotesi dell’apertura di stabilimenti produttivi all’estero. La percezione di sostanziale stabilità della posizione competitiva sia rispetto al passato che per il prossimo futuro che era emersa a livello regionale trova conferma in tutte le province con l’eccezione di Frosinone dove diminuisce la quota delle imprese che ritiene la propria posizione competitiva sostanzialmente stabile rispetto al passato e in prospettiva futura. I valori di Frosinone sono, rispettivamente, del 74,7% contro l’86% a livello regionale e il 60% rispetto all’81,8% regionale. La parte nettamente prevalente delle imprese che segnalano una variazione della propria posizione competitiva nei mercati internazionali indica una tendenza positiva, in particolare per quanto riguarda le prospettive future Per quanto riguarda le strategie competitive adottate dalle imprese, il campione della provincia di Roma appare allineato a quello regionale; anche Latina non mostra variazioni significative. Il caso di Frosinone appare piuttosto interessante nell’evidenziare un 16% di imprese (contro il 6% a livello regionale) che dichiara di voler trasferire all’estero alcune fasi del processo produttivo. Questo dato può indicare l’esistenza nel tessuto produttivo della provincia di Frosinone di un gruppo proporzionalmente significativo di imprese che hanno raggiunto una discreta maturità organizzativa e produttiva e sono in grado di orientarsi verso forme di internazionalizzazione più strutturate. Una situazione completamente diversa si osserva nella provincia di Rieti, dove nessuna impresa dichiara di pensare ad una strategia di investimento diretto all’estero, mentre il 40% (contro il 23,2% regionale) rimane ancora legato alla ipotesi di miglioramento dell’efficienza del processo produttivo. Viterbo si distingue in modo significativo dalla media regionale per una focalizzazione nettamente superiore su due temi: lo sviluppo del marchio (43,8% del totale contro il 20,5% di livello regionale) e il rafforzamento delle relazioni con i distributori esteri (18,8% contro il 9,3% regionale). Sul piano dei fattori ambientali essenziali si rilevano numerose distinzioni tra le varie province. Roma risulta, come naturale per le ragioni già chiarite, tendenzialmente allineata sui valori della regione con un’importante eccezione relativamente all’attenzione nettamente inferiore attribuita alla questione dell’euro. Sulla necessità di un riallineamento della valuta europea appaiono molto sensibili le imprese di Latina (26,7% del totale rispetto all’11,3% regionale). Queste imprese si distinguono anche per una maggiore focalizzazione sulla necessità di migliori servizi all’internazionalizzazione (35% rispetto al 21,9% regionale). Nettamente inferiore, invece, la sensibilità verso il sostegno finanziario da parte delle banche, che invece rappresenta il problema nettamente prevalente per le imprese di Rieti (46,7% delle segnalazioni rispetto al 27,8% regionale). Il 50% del campione della provincia di Viterbo indica come principale fattore “esterno” per il rafforzamento della competitività internazionale, la disponibilità di migliori servizi a sostegno delle operazioni all’estero. Su questo punto si rileva una tendenza opposta a Frosinone dove solo il 10,7% del campione (rispetto, ricordiamo al 21,9% regionale) richiama questo problema. In questa provincia assumono invece maggior peso, rispetto alla media regionale, la necessità del sostegno finanziario da parte delle banche e in qualche misura anche un più favorevole tasso di cambio dell’euro con le altre valute. Sulla valutazione della posizione del Lazio per lo sviluppo internazionale dell’impresa, si rilevano a livello provinciale alcune specificità anche piuttosto singolari. Le imprese della provincia di Viterbo e ancora di più quelle della provincia di Rieti sono complessivamente molto più orientate su una valutazione positiva: rispettivamente il 56,3% e il 73,3% del campione ritiene il Lazio una localizzazione vantaggiosa, contro un valore medio del 37,1%. Anche Latina, con il 43,3%, risulta al di sopra della media. Al contrario il tessuto di imprese di Frosinone manifesta un atteggiamento relativamente più critico: la percentuale di coloro che danno una valutazione positiva scende al 25,3%, e al tempo stesso sale al 17,3% (contro il valore medio del 7,9%) la proporzione dei critici. La distribuzione per la provincia di Roma è complessivamente in linea con i valori medi salvo una riduzione della proporzione di coloro che valutano in modo negativo la posizione del Lazio. Anche per quanto riguarda la valutazione degli elementi di debolezza del territorio si osservano delle differenze piuttosto significative tra le varie province. A conferma di quanto emerge anche dal dato precedente, a Roma è relativamente superiore la proporzione di imprese che non segnala alcun particolare elemento di debolezza del Lazio (19,1% rispetto all'11,9%); mentre a Frosinone è molto inferiore (solo il 2,7% del campione contro l’11,9%). In questa provincia, ben il 48% delle imprese segnala l’inadeguatezza delle infrastrutture di trasporto (rispetto al 24,8% del campione totale), mentre solo il 5,3% (rispetto al 13,9% complessivo) segnala la difficoltà a stabilire accordi con altre imprese. Questa evidenza potrebbe segnalare l’esistenza di un sistema produttivo locale già abbastanza coeso e con una buona capacità di interagire anche in prospettiva internazionale. Nella provincia di Latina, la questione nettamente più rilevante per le imprese è lo scarso supporto da parte degli organismi pubblici (40% del campione, rispetto al 36,1% media complessiva). Piuttosto significativi sono anche gli scostamenti osservati nella provincia di Rieti e in quella di Viterbo. Nel primo caso, emerge nettamente il problema della inadeguatezza dei sistemi di trasporto e delle infrastrutture (indicato dal 53,3% del campione rispetto al 24,8% del campione totale); nettamente maggiore della media complessiva è anche l’attenzione alla difficoltà a stabilire accordi con altre imprese nella stessa area (20% rispetto al 13,9%), mentre è sentito con molta minore frequenza il problema dello scarso supporto da parte degli organismi pubblici (13,3% contro il 36,1%). Anche a Viterbo è particolarmente diffusa la considerazione del problema infrastrutturale e dei trasporti (31,3% rispetto al 24,8% del totale) e in modo ancora più forte della difficoltà a stabilire accordi (31,3% rispetto al 13,9%). Si registra, invece, il peso minore tra tutte le province della mancanza di centri di ricerca tecnologica.
08-06-2004
ultima modifica: martedì 08 giugno 2004
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