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La cultura per il futuro della Città di Roma - Presentazione della ricerca Cultura, Impresa e Territorio

La cultura nell’economia romana per il sistema delle imprese e per i cittadini La Capitale, per anni modello riconosciuto nella gestione della cultura e nella modernizzazione dell’offerta culturale, appare oggi bloccata in uno stallo delle politiche di sviluppo del settore.
Intanto il calo dei consumi colpisce anche il territorio romano e per molte attività culturali è crisi.
I dati:
l’area di Roma e della sua provincia ha un indiscusso primato nella regione e nel Paese con un sistema museale pari a tre quinti del totale di quello laziale, al 16% dell’offerta del Centro Italia e al 5% di quella nazionale Inoltre nel territorio ci sono: oltre mille biblioteche; 40 aree protette; 232 case editrici attive; 451 imprese di produzione audiovisiva, che realizzano un fatturato di 759.713.607 euro, di cui 759.350.725 euro solo nella città di Roma; oltre ad università centri di ricerca e di alta formazione.
Ma, dopo un lungo periodo di crescita, per molte realtà arriva una battuta d’arresto:
nel teatro il primo semestre 2013 segna un crollo della spesa al botteghino del 23% e del volume d’affari del 18,8%; per le mostre si registra una perdita secca d’ingressi del 30,7% e nella spesa del pubblico del 27% Anche alcune importanti strutture culturali della città sono in difficoltà: il MACRO nei primi 8 mesi del 2013 ha perso il 56% dei visitatori, i Capitolini il 13% e il Palazzo delle Esposizioni il 24% (ma l’Azienda nel complesso incrementa i visitatori e alle Scuderie del Quirinale c’è un vero boom, +76%)
C’è un tessuto solido da cui ripartire: le aziende culturali pubbliche romane producono ricchezza per 256 milioni di euro e negli anni sono state capaci di generare una’offerta di qualità e un positivo coinvolgimento dei privati.
Serve affermare un nuovo progetto di sviluppo della città per i prossimi anni che, a partire dalla cultura, valorizzi i tanti asset del territorio per assicurare qualità della vita ai residenti e competitività internazionale nella produzione creativa e nel turismo.
Roma, 12 dicembre 2013. Quanto è ancora centrale la cultura nella vita della Capitale e quanto può esserlo nel suo sviluppo futuro? Roma è stata a lungo una città di avanguardia nelle politiche culturali, innovando profondamente la gestione dei servizi pubblici in questo settore e assumendo un profilo di livello internazionale al pari di altre capitali.
Ma oggi un ciclo sembra essersi esaurito. La città di Roma può contare su una rendita eccezionale in termini di asset patrimoniali, ma deve saper rilanciare un nuovo progetto di crescita per i prossimi anni a partire dalla qualità della vita per residenti e ospiti, dalla partecipazione dei cittadini alla vita culturale, dallo sviluppo di nuova produzione creativa. La vita culturale della Capitale, infatti, è ancora concentrata sui grandi attrattori e ai siti culturali più popolari senza un vero legame con il tessuto profondo della città dove, invece, occorrerebbe stimolare nuova creatività, coinvolgimento dei residenti, formazione e creazione artistica.
I temi aperti sono molti, ma altrettanto numerosi i punti di forza da cui ripartire. A cominciare dai numerosissimi luoghi di cultura, dalle 1.200 biblioteche, dalle 232 case editrici attive, le oltre 450 imprese del settore audiovisivo, o le 16 Università, le Accademie e i centri di alta formazione.
Il panorama della cultura romana viene così ampiamente descritto nella ricerca “Cultura, Impresa E Territorio. La cultura nell’economia romana per il sistema delle imprese e per i cittadini”, frutto dell’osservatorio condotto per il terzo anno consecutivo da Federculture
e dalla Camera di Commercio di Roma, presentata questa mattina al Palazzo delle Esposizioni.
Lo studio evidenzia la grande ricchezza culturale dell’area romana ma anche alcune criticità che emergono nell’analisi delle tendenze più recenti. Innanzitutto una diffusa crisi della partecipazione dei cittadini alla vita culturale, particolarmente evidente nelle attività di
spettacolo che, nella provincia romana, nel 2012 già evidenziavano complessivamente un calo del volume d’affari dell’8% e nella prima parte del 2013 è vivono un vero e proprio crollo. Nel teatro, ad esempio, la diminuzione che si registra nella spesa del pubblico è del 18,5%, per le mostre ed esposizioni addirittura del 27%; va meglio il cinema che comunque vede un calo della spesa al botteghino del 3%.
Roma è ancora indiscussa meta di turisti internazionali con quasi 12 milioni di arrivi e 30 milioni di presenze nel 2012, ma contemporaneamente si rileva una riduzione della durata media del soggiorno. A risentirne maggiormente è il settore extra-alberghiero che vede un calo
della permanenza media dei turisti negli ultimi 5 anni pari al 26,7%. Inoltre, la spesa turistica nella Capitale tende a diminuire, nel 2012 dell’1,7%, mentre in altre capitali come Barcellona è cresciuta del 25% e a New York del 9,5%.
Emerge, dunque, una disaffezione di residenti e turisti verso l’offerta di cultura presente nel territorio, che è anche strettamente connessa alla difficoltà e alle incertezze che vivono le aziende
pubbliche di produzione culturale.
Il sistema delle aziende culturali pubbliche romane, di cui la ricerca indaga a fondo i bilanci e l’attività istituzionale, per anni ha prodotto ricchezza e qualità dell’offerta e genera circa 265 milioni di euro l’anno come valore della produzione. Queste realtà hanno saputo coinvolgere
positivamente i privati nella gestione delle attività culturali e aumentare i ricavi da attività proprie arrivando ad una capacità di auto-finanziamento mediamente intorno al 50%, pesando sempre meno sui bilanci pubblici.
Ma oggi il loro sviluppo è bloccato dalla mancanza di un chiaro indirizzo di governance pubblica, da un quadro normativo incerto e per molti aspetti penalizzante e da un non sicuro impegno finanziario da parte delle amministrazioni di riferimento. Molte di queste imprese si trovano,
dunque, a fare i conti con una riduzione della produzione e quindi dell’offerta a cittadini e turisti, impoverendo complessivamente il panorama culturale della Capitale.
Per altre strutture l’incertezza della programmazione pubblica e della strategia di gestione sta determinando un immobilismo che si traduce in allontanamento del pubblico. Ne è un chiaro esempio il Museo MACRO che da gennaio ad agosto del 2013 ha subito una vera e propria
emorragia di visitatori: -32% per la sede principale del museo e addirittura -61,7% per il Macro Testaccio.
L’impasse in cui si trovano oggi la città di Roma e l’intera area metropolitana non deve diventare anche una crisi di idee.
La rete delle aziende dei servizi culturali e il vasto e vitale tessuto imprenditoriale ed associativo diffuso sul territorio, nonostante i molti segnali di difficoltà nella partecipazione culturale dei cittadini, possono rappresentare un asset strategico su cui puntare per disegnare nuove politiche di sviluppo economico e di coesione sociale.
Per uscire da questa situazione sono determinanti le scelte del governo locale in termini di investimenti e di linee di azione chiare e decise. Occorre un impegno forte, innanzitutto sulla governance, che coinvolga tutti i principali attori del territorio e le energie finanziarie e manageriali anche private.
Il percorso per ripartire appare quello di sommettere sulle persone, sui bisogni dei cittadini, e sulle esigenze di creativi, artisti, imprenditori e far sì che la cultura diventi il terreno del coinvolgimento di tutte le espressioni della società per costruire una nuova visione della città.
Ufficio Stampa Federculture: Flavia Camaleonte tel. +39 06 32 69 75 21 – cell. 331 95 94 817 - stampa@federculture.it
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12-12-2013
ultima modifica: venerdì 13 dicembre 2013
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